 La  plebe osservava ogni movimento dei muscoli facciali sul volto  assolutamente imperturbabile di Tarcisius,sull’altra gradinata a pochi  metri di distanza Octavio anch’esso scrutava ogni minimo movimento del  suo compare, ma non voleva farsi notare e agitava uno stendardo con  l’effige di una corona e un laghetto turchese di montagna con un  isoletta, tutti i gladiatori compreso il suo attendevano la sentenza di  Tarcisius in silenzio.
La  plebe osservava ogni movimento dei muscoli facciali sul volto  assolutamente imperturbabile di Tarcisius,sull’altra gradinata a pochi  metri di distanza Octavio anch’esso scrutava ogni minimo movimento del  suo compare, ma non voleva farsi notare e agitava uno stendardo con  l’effige di una corona e un laghetto turchese di montagna con un  isoletta, tutti i gladiatori compreso il suo attendevano la sentenza di  Tarcisius in silenzio.
Mirkus, chiamato anche il mago,era uno dei  gladiatori più irriducibili, ma le ultime battaglie lo avevano reso un  po’ più vulnerabile, si teneva la mano premuta sulle costole, ma allo  stesso tempo lanciava occhiatacce di sfida in direzione delle tribune,  Octavio alzò un calice di vino e invitò a fare lo stesso ai suoi  convinto della vittoria del suo gladiatore, il possente Danielis un  macedone nerboruto che aveva riportato il trofeo più ambito sulle terre  conquistate da Octavio.
La tribù dei Ciuccias, proveniente anch’essa  da terre lontane era momentaneamente alleata ad altri gruppi tribali  per sottrarre l’ambito trofeo che gli avrebbe garantito prosperità nel  commercio di strane bighe,ma la tregua sarebbe durata poco, lo sapevano  ed erano pronti a scattare al primo avviso di tradimento, già in passato  avevano tentato di isolare gladiatori come walter ombrosus, loro antico  rivale, ma quelli della antiquis glorias li avevano ricacciati nelle  terre shimano, non aspettavano altro che potersi vendicare di costoro,  ma prima bisognava portare a termine la missione.
A un certo punto  una delle guerriere più ardite, Jesca saltò in corsa sopra una cavallo  bardato di speroni e si lanciò urlando verso un gruppo alleato munito di  cerbottane da caccia, venne però placcata dai gallias che la  riportarono alla ragione, l’attesa spasmodica non tutti la reggevano,  Tarcisius doveva sbrigarsi, anche Henricus lo sapeva e anche se sapeva  che il suo fido contabile stava facendo il suo lavoro, temeva un  massacro anticipato nell’arena senza che ci fosse un verdetto.
A  differenza dei mortali combattimenti che si tenevano al colosseo, quelli  non si concludevano solo con la morte o la grazia, niente pollici  alzati o abbassati, qui il sommo giudice del combattimento mostrava solo  tre colori, giallo rosso e verde, per qualcuno a dir la verità uno di  questi colori poteva davvero significare la fine, specie tra gli  alleati, che sicuramente avrebbero addossato il fallimento agli altri  gruppi tribali.
Tarcisius sebbene in passato aveva assoggettato  molte tribù, era rispettato da tutti, anche dal suo eterno rivale  Octavio, ma ora le lro sorti erano divise ancor di più, la conquista del  trofeo dei Tennus terram minava anche il suo regno, avrebbe potuto  falsare il risultato dei combattimenti se avesse voluto e neanche il più  acuto osservatore lo avrebbe stanato, nonostante ciò l’onestà  intellettuale che lo distingueva risultava sempre credibile, Henricus  poi non lo pressava più di tanto visto che era impegnato a sbafarsi ogni  ben di Dio con il malloppo alimentare offerto dalle altre tribù  alleate.
Danielis, apparentemente illeso dall’ultimo combattimento  con Mirkus e altri due Ciuccias, non abbassava lo sguardo anche quando  un lancio di ortaggi lo colpì sulla fronte, Silvius usava sempre questa  tattica per intimorire i suoi avversari, la plebe sulle gradinate ruppe  il silenzio e cominciò a ululare nervosamente, fu a quel punto che  Tarcisius alzò di circa un millimetro il sopaciglio destro, fu di nuovo  il panico, qualcuno dei Gallias, quello alto due metri, svenne tradito  dall’emozione.
Dalla tunica di Tarcisius spuntò il cartellino giallo  all’indirizzo del gladiatore Danielis e quello rosso per gli alleati,  la folla emise un boato che fece tremare l’arena e Octavio fece un altro  brindisi all’indirizzo di Tarcisius ed Henricus, era certo della  vittoria, per vincere bisognava misurare l’entità delle ferite e rotture  dei contendenti sul campo di battaglia, il colore rosso mostrato agli  alleati avrebbe modificato positivamente solo in parte l’evidente  disfatta dei loro gladiatori pestati duramente da Danielis e i suoi,  mentre il giallo ribadiva quei pochi graffi che aveva riportato  quest’ultimo.
Mirkus non potè certo nascondere le ferite riportate  alle gambe, alle braccia nonchè le costole già spezzettate e pronte da  cuocere, Walter l’ombrosus oltre che seriamente ammaccato aveva perso la  memoria e continuava a domandare dove si trovasse, i due rimasti dei  Ciuccias erano piegati in tre parti e si sorregevano ai superstiti delle  altre tribù, anch’essi conciati male.
A molti però non era sfuggito  che Danielis non si era mai voltato ed era appoggiato alla maestosa  biga Tenniesis, ora era arrivato il suo turno, doveva spogliarsi  dell’armatura e mostrare il tutto, sembrava ormai una formalità visti i  graffietti sul nasone ma non fu così.
Quando fu invitato a girarsi  si scoprì la gravità e il disonore di quel marchio a fuoco inflittogli,  la natica sinistra riportava la scritta SUBSTANTIA, mentre la destra  ancora friggeva con la scritta VENTRIS, chiaro simbolo a cui la setta di  Tarcisius faceva capo.
Octavio sputò il vino che stava sorseggiando  e innaffiò inavvertitamente il il suo guerriero vichingo Karlok, la  giuria non potè che dare la vittoria agli alleati che comunque non  trovarono mai pace tra di loro nel corso degli anni a venire, mentre al  mistero del marchio, beh, ancora adesso a distanza di secoli mai fu  ritrovata una pergamena che spiegò chi fu l’artefice di quell’atto,  qualcuno dice che Henricus al tempo avrebbe offerto 300 barili di birra  al gladiatore macedone in cambio di una sconfitta a tavolino, ma questa è  accademia…
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