” IL VENTO E LA FOLGORE “
I ciclisti li riconosci subito, somaticamente intendo, i loro visi sono scolpiti dal vento preso in faccia, un artista di scuola classica, per il quale la manifestazione di emozioni e sentimenti è contenuta in forme di controllata razionalità e assoluta armonia la sua opera la compie soffiando in fronte e levigando con paziente sapienza la materia.
Loro, la materia, i ciclisti dico, generalmente non hanno la sensibilità per apprezzare l’opera del modellatore e per contralto si lamentano dell’avverso elemento, fino ad arrivare allo spregio iconoclasta sacramentando alla maniera dei portuali, quando l’impeto creativo si manifesta.
Tuttavia se succede che nella terra dei broccoli, in un giorno di primavera il vento si posi con favorevole magnanimità sulle tornite natiche di un manipolo di striati pedalatori, ecco che allora ciascuno si concilia con l’eterea folata e avverte crescere nel cuore la speranza di trasformarsi in folgore.
La metamorfosi non riuscirà a tutti, anzi, a molti la folgore trafiggerà i polmoni, squasserà i muscoli e trasfigurerà il viso, dilatandone le narici appallandone gli occhi e contorcendone il sorriso, saranno loro, quelli con il viso scolpito dal vento e forgiato dalla folgore i prediletti della creazione.
Ma i ciclisti son gente dannata, condannati a disconoscere la loro genesi pur tendendo al sublime?
Se pensate di si. Scrivete si
Se pensate di no. Scrivete no
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