“IL PONTE SUL FIUME GUAI”

In guerra il nemico si combatte senza esclusioni di colpi, ma quando ti trovi insieme a lui in una trappola mortale, potresti diventare addirittura suo amico, alla ricerca comune della salvezza…..

Si sprofondava lentamente ma inesorabilmente , le sabbie mobili non perdonano, più ti agiti e più ti vengono a mancare le forze e il terreno sotto i piedi, erano ormai gli ultimi tentativi per superare quel maledetto ponte tibetano, i quattro sciagurati si aggrappavano solamente alla promessa dell’ingeniere, se avesse superato l’ostacolo li avrebbe tirati fuori di lì.    Lui riuscì con un colpo di reni della disperazione a sorvolare il ponte, la sua creazione aveva mietuto vittime illustri ma non immaginava di rimanere intrappolato anche lui, non lo sfiorò nemmeno e si levò un urlo di gioia e speranza nel pantano dei disperati, “Bravo, grande! dicci come fare ora, facci uscire!” ma di rimando nessuna risposta, l’ingenier Tribula si era già dileguato tappandosi le orecchie dai rimorsi.   Il Ciucciarode, l’Aldo G e L’ombroso non potevano crederci, con la sabbia ormai sotto il mento non poterono far altro che imprecare, le loro urla di rabbia suonavano ancor più tragiche col rimbombo dell’eco, mentre l’ingeniere cercava di accodarsi facendo finta di niente al gruppo.   Se fossero usciti di lì gliel’avrebbero fatta pagare cara, lui lo sapeva e così lasciò cadere un candelotto esplosivo dietro le sue spalle per far tacere i rimorsi.   Non si sa come, ma alla fine riuscirono a sopravvivere, si dice che uno di loro scavò un tunnel sotterraneo, alcuni dissero di averli visti volare, ma è verosimile pensare che il ponte crollò prima della fine, e che loro arrancarono con le ultime energie rimaste.   Al traguardo ci fu la conta, ogni volta che lo speaker giullare scandiva i nomi degli altri tre, l’ingeniere  camuffava la voce in falsetto dichiarandoli presenti, tra tutto il vociare e le polemiche non si capiva niente, solo lo speaker continuava a cercare con lo sguardo uno dei tre.   Tra i barconi galleggianti legati assieme all’arrivo spuntarono delle strane bolle d’aria, il fiume putrido  e le luci fioche della sera non permettevano di scorgere quelle sagome, Come una carpa imbronciata il Ciucciarode sputò acqua mista a fango riemergendo,  afferrò il polpaccio del Tribula e lo trascinò nella melma, L’ombroso fece il resto, ma prima che si consumò la tragica vendetta sul fiume, lo speaker si tuffò a sua volta col megafono acceso,   lo salvò da una fine certa, ma la punizione che gli venne inflitta se la ricordò per tutta la vita.   Certi personaggi espiano le proprie colpe facendo lavori socialmente utili, il Tribula da qualche anno mette a servizio il suo genio gratis alla ” Lego”, costruendo ponti tibetani per i più piccoli.

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TUTTO SULLE BIGLIE

Pochi sono i giorni che mancano al tappone virtuale di quest’anno, la tappa delle biglie, una delle prove più divertenti di tutto il Tour de pance.  Come ben sapete, non si faticherà in sella alla bici, ma conterà la bravura nel far rotolare la propria biglia affrontando i vari ostacoli disseminati sul tracciato, che ricordiamo sarà sul campo di beach volley dei sabbioni. Qui sotto vi proponiamo una sorta di regolamento al quale ognuno dovrà prender visione, onde evitare incidenti di ordine pubblico su litigate inutili…

REGOLAMENTO  GIOCO  BIGLIE

-        Possono partecipare tutti i cinghiali in regola con

il tesseramento 2014 al TOUR DE PANCE

-        Il cinghiale iscritto  parteciperà inizialmente ad una  batteria dove i primi 3 arrivati andranno a disputare la finale.

-        I cinghiali classificati dal 4° al 6°posto parteciperanno  alla finalina.

-        In raro caso di scarsa adesione si riserva la possibilità di modificare le quantità di cinghiali ammessi a finali e finaline.

-        La batteria avrà inizio con un ordine di partenza che verrà mantenuto per tutta la durata della gara.

-        Se si verificheranno ostruzioni in  pista tra biglie sarà il direttore gara tramite un apposito misuratore di distanza stabilire l’eventuale rimozione temporanea della biglia posteriore o anteriore del proprio avversario.

-        Se il cinghiale al suo turno tira fuori dal percorso,riposiziona la biglia e attende il prossimo tiro

-        Vince chi a parità di tiri arriva con la biglia più lontano dopo la linea del traguardo

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” IL PATTO COL DIAVOLO “

In prigione non sempre puoi scerglierti i compagni, specialmente quelli di cella, solo il tempo può essere arbitro se quella che hai avuto sarà stata o no una buona compagnia.      Il dott. Premuri, chirurgo estetico di una rinomata clinica di provincia, questa volta l’aveva combinata davvero grossa, ora nessuna condizionale poteva salvarlo dalla gattabuia, avrebbe scontato una pena di 8 anni.    Un mese prima, in una delle sue giornate di lavoro, durante un intervento di routine per una liposuzione di una delle sue innumerevoli pazienti alquanto formose, si era assentato sicuro del buon operato dei suoi colleghi ( peraltro abituati a sostituirlo previa una robusta mancia), si diresse già in tenuta da biker verso il suo campo di allenamento, una collina sovrastante la clinica.     Il suo cellulare gli avrebbe consentito la reperibilità nel caso di un improbabile emergenza, in meno di 10 minuti sarebbe piombato a valle, sempre se il telefono non lo avrebbe tradito, o ancor peggio se una fatidica distrazione l’avesse portato a non caricare la batteria come infatti successe.     Quella mattina il dottore si sentiva più in forma del solito, e osò salire ancor più in alto, alternando qualche ripetuta per scaldare la gamba, ignaro di quello che lo stesse aspettando prolungò la sua gita per un altra mezz’ora, fu l’uscita più cara della sua vita.       Le forze dell’ordine lo aspettavano all’entrata della clinica, inutilmente i suoi colleghi avevano cercato di contattarlo, la liposuzione in atto per causa di una strana composizione del ph della paziente si era trasformata in una tragedia, velocemente la donna si era trasformata in una sorta di iguana, non morì ma fu trasportata presto allo zoo safari, il dottor Premuri già recidivo in passato ( vedi capitolo del 2009 ), crollò in ginocchio.      Il suo nome era diventato famoso grazie ai fatti recenti accaduti intorno allo stadio olimpico della capitale, lo chiamavano “Jonny a’ carogna”, il sedicente ultras napoletano era stato trasferito per ragioni di sicurezza in una carcere del nord italia e finì proprio in compagnia del dottore.    I due dopo qualche giorno di studio cominciarano a parlarsi e ben presto ebbero qualcosa in comune di cui parlare, erano entrambi appassionati di ciclismo, Jonny  seguiva da tempo le vicende del tour de pance quindi il dottore si sentiva rinfrancato, gli balenò addirittura un idea satanica in mente destinata a cambiare il corso degli avvenimenti.    Jonny conosceva le disavventure del dottore nelle tappe svolte all’alba, spesso scoppiava in risate irrispettose e anche il dottore non poteva dargli torto, era stato proprio maldestro, solo nel 2009 gli riuscì l’impresa, negli anni dopo la moglie ebbe il modo di rifarsi alle sue spalle, e quest’anno che era separato aveva tutte le carte in regola per vincere di nuovo ma si trovava nei guai.    Jonny gli confessò che in passato aveva desiderato essere un campione di ciclismo ma i risultati gli dettero picche, allora trovò sfogo ai bordi dei campi di calcio, primeggiando da leader, ma i suoi gesti atletici non si potevano narrare nelle enciclopedie dello sport.       Il dottor Premuri lo aveva quasi in pugno, faceva gioco sulla sua sensibilità, Jonny non era il mostro che i giornali descrivevano e poi si era accorto del suo interesse crescente al tour.     Il dottore aveva chiesto un permesso speciale per poter partecipare alla tappa dell’alba, ma inizialmente gli era stato negato, non per questioni di etica ( al tour partecipavano fior fior di criminali ), ma perché non aveva ancor maturato punti di buona condotta, poco male, con una delle sue gabole si ruffianò presto la mamma del direttore del carcere con una promessa di lifting sottobanco.    Quando ebbe il benestare dal direttore cominciò a tessere la sua rete, gli bastò passare una serata offrendo a Jonny una cassa di weizen, e tra una risata e l’altra gli strappò la agoniata promessa, un giro di telefonate con i suoi loschi amici della curva nord e il piano prese corpo.    Mancavano due settimane alla tappa, lui si allenava pedalando sdraiato piedi contro piedi con un Jonny sempre più paonazzo ma allo stesso tempo fiero di poter contribuire al probabile trionfo di uno dei suoi beniamini.    Finalmente il giorno arrivò, il dottore arrivò scortato con un cellulare blindato, scese con la tipica divisa da carcerato, che mai come in questo momento calzava a pennello, molti dei  suoi colleghi storsero il naso nel vederlo alla partenza, lui li salutò come sempre cordialmente.    Come aveva promesso Jonny lungo il tracciato si trovavano centinaia dei suoi camuffati da bravi ragazzi, ma se qualcuno avesse guardato bene avrebbe scorto un sacco di giocattolini poco promettenti, specialmente al tornante Deva, dove alcuni di loro erano assiepati sopra con mazze da baseball dietro i cespugli.   All’arrivo, in prima fila, la mamma del direttore che aveva guadagnato si e no trent’anni col ritocco astuto del dottore, aspettava mettendosi in mostra quasi fosse una star di holliwood, mentre il direttore anche lui presente, si domandava se per caso avesse sbagliato qualcosa.     Alla radio fioccavano accorati appelli agli spettatori di non toccare gli atleti, incoraggiarli sì ma non avvicinarsi troppo, intanto gli avvoltoi si addensavano sempre più sugli ignari ciclisti.   Pronti via ! il gruppo si era già spezzato in quattro tronconi già sulla prima rampa, naturalmente il dottore faceva parte del primo drappello, di questi personaggi pochi ricordarono cosa fosse successo in seguito.    Non badarono certo per il sottile gli ultras chiamati da Jonny nel fermare gli altri concorrenti, bastoni tra le ruote, uncini da macelleria e persino fioccine da pesca, decimarono i ciclisti, uno degli ultimi a cedere chiese ingenuamente dell’acqua ad uno di loro, fu scaraventato prontamente nel torrente sottostante, e spianò la strada alla fuga solitaria del dottore verso la vittoria.     Dopo cinque lunghissimi anni potè di nuovo alzare le braccia all’arrivo, dietro di lui un sinistro vuoto che significava semplicemente che nessuno sarebbe potuto arrivare, sirene d’ambulanza gracchiavano all’unisono con le trombe da stadio in tutta la valle.   Quando il dottore si apprestò a salire sul podio trionfale, si udì come uno scoppio di pneumatico, non se curò e si sbagliò di brutto, infatti quando stava per sollevare la coppa, i suoi occhi si posarono sui resti della mamma del direttore,  la sua esplosione era stata grottescamente confusa con quella dei palloncini a lato dell’arrivo, scherzi del lifting esagerato, ma almeno la signora si era goduta un giorno da star.     Il dottore non riuscì però a sollevare la coppa, le manette si strinsero ai polsi, fu portato via prima che il direttore in preda alla follia omicida lo travolse.    Al suo ritorno in carcere fu accolto come un eroe, ma il direttore fermo con le braccia conserte gli disse che aveva una sorpresa per lui, Quasi tutti i suoi colleghi del tour, almeno i meno malandati, lo aspettavano davanti alla cella, volevano felicitarsi con lui, era il minimo….

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“LA DURA LEGGE DELLA PALPEBRA”

Il dolore al polpaccio era lancinante, ma io cercavo di concentrarmi sul piacevole rumore proveniente dalle due ali di folla che assiepati ai lati carreggiata mi incitavano, ma tutta quella gente durava un battito di palpebra, poi si trasformava impietosamente in un vigneto di piante impassibili, neanche un pallido saluto al mio passare.  Tra una di raffica di vento e l’altra, un altro battito di palpebra ed ecco comparire l’elicottero sopra la mia testa, è l’elicottero della televisione, quello che quando sei in testa alla corsa non ti molla mai, solamente quando richiudi la palpebra per riaprirla, malauguratamente ti rendi conto che non si travvava altro che di un vecchio trattore carico di sterco, che ti lascia sul posto a doppia velocità senza appello.    “Sbrigati! muovi quelle chiappe dai !” Il mio direttore tecnico sa sempre quando incitarmi attraverso l’auricolare, certamente lui sa che mi sto giocando la vittoria per pochi secondi, la maledetta palpebra si richiuse involontariamente e nell’auricolare c’era solo la voce adirata di mia moglie.   Sognare ad occhi aperti è faticoso, c è sempre qualcosa o qualcuno che ti riporta sulla terra.  Lo puntavo da un bel po’, pensavo di doppiarlo più velocemente ma non arrivava mai, solo quando mi ridestai per l’ennesima volta mi accorsi che era soltanto un fottuto spaventapasseri impiantato al lato della strada, sembrava sogghignare, però non avevo neanche la forza di tirargli un cartone.   Finalmente il traguardo!  Lo dicono spesso alla televisione, non è bello toccare gli atleti quando sono sotto sforzo, probabilmente quella donna che tentava di placcarmi dopo la linea d’arrivo non aveva sentito quegli appelli, l’ennesimo battito di palpebra mi fece capire la cruda realtà, quel dolore al polpaccio che mi accompagnava era dovuto alla dentatura del volpino attaccato a me e la sua padrona non voleva chiedermi l’autografo, provai a chiudere e riaprire più volte gli occhi ma c’era poco di eroico in quello che mi circondava.

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“MAMMA HO PERSO LA BUSSOLA”

Basandosi sulle carte geografiche del suocero, sui racconti dei marinai e sui reperti (canne, legni e altro) trovati al largo delle coste delle isole del “Mare Oceano” (l’Atlantico), Colombo cominciò a convincersi che al di là delle Azzorre dovesse esserci una terra e che questa non potesse essere altro che l’Asia.
Poi il Vespucci, grande esperto di quello che ai giorni nostri si chiamerebbe orientiring, ebbe il suo da fare con le mappe, in seguito un certo Magellano mise in pratica una sorta di caccia al tesoro ( l’asia ), che si concluse con un bel circuito inaspettato, quello del mondo, tornando al punto di partenza senza aspettarselo, ci volle quel secchione di Galileo per capire che gira gira…
Storie di navigatori e naviganti, chi più chi meno guidati da carte o bussole, ma le grandi intuizioni fecero le differenze, al giorno d’oggi per trovare piazza Cavour bisogna affidarsi a quell’oggetto diventato ormai uso comune chiamato navigatore.
Certo il gioco di squadra è importante, ma ve lo immaginate un Magellano insieme all’Amerigo e il Colombo che litigano nel risolvere il rebus del bigliettino nascosto sotto un ponte non ben identificato sul Sarca ?  Di qua ! No, di là !…, personalmente avrei seguito il Magellano, guardate qua non a caso questa citazione presa pari pari dal wikipedia :  ” La prima persona ad aver attraversato tutti i meridiani potrebbe essere stato lo schiavo ed interprete Enrique, probabilmente di origine filippina. Acquistato nel 1511 da Magellano a Sumatra, aveva accompagnato questo in tutti i suoi viaggi successivi “.
Un mio predecessore, probabilmente, la differenza che pur non essendo schiavo non ho mai vinto una caccia al tesoro, poco importa, la fetta di torta me la son mangiata e la prossima volta non mi fiderò di carte di suoceri o chicchessia, l’importante è arrivare….

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LA STRANA LEGGEREZZA DEL TDP (atto 4)

Accontonati gli ultimi desideri sessuali, quei pochi che vengono concessi agli strani personaggi del tour, gli ormoni sedotti e abbandonati riversano le sue attenzioni ad altri stimoli, anche i ferormoni più tenaci sono costretti a mettersi le braghette col pannolone, strani effetti della primavera.      Ecco che allora i segnali del risveglio si tramutano non più i canti modulati per attirare l’altro sesso, ma bensì in proclami più o meno bellicosi verso gli altri simili, vere e proprie sfide improbabili in sella ad una bici vengono lanciate da uno e dall’altro, caricandosi a vicenda.    Sono stati avviati diversi studi a proposito, ma benchè si sia stabilito che lo sport possa sostituire in parte l’atto sessuale, ancora non si capisce come alcuni energumeni possano portare la sua bicicletta al ristorante, al bar, o addirittura in camera d’albergo.    Detto questo, il mondo cambia si sa, ci si scandalizza sempre di meno, la tribù del TDP non fa eccezioni, cowboy, ballerini faranno più notizia di gesti atletici, il modo di stare in sella cambierà, e questo grazie anche al Tour de pance

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INFO PER LE TAPPE

Ad un mese circa alla tappa iniziale della caccia al tesoro, vogliamo tenervi informati su alcuni punti per lo svolgimento della manifestazione, che come sapete va avanti da tempo grazie all’aiuto di volontari disponibili tra le file del TDP.

La prima tappa, la caccia al tesoro, se ne occupa da sempre il nostro valido Ruga, quindi salvo imprevisti non chiederemo alcun aiuto.   La crono del Sarca necessiterà di 2 persone, una alla partenza ed una o due persone all’arrivo munita di cronometro.   Per l’alba di Tenno avremo bisogno di una normale raccolta dei tempi all’arrivo, vista l’ora potremo anche arrangiarci dando in mano il foglio d’arrivo al favorito di turno.    La tappa in spiaggia delle biglie tecnicamente è la più difficile, per la pista sarà meglio trovarsi al pomeriggio in 3 o meglio 4 per modellare la pista ( è gradito un bel fondoschiena), in precedenza qualcuno potrebbe preparare magari degli optional come tunnel, pavè, montagnette da posizionare a pista fatta, inoltre piccoli striscioni ecc.. Per le tabelle ci occuperemo noi.       Il duathlon avrà bisogno di un uomo a metà percorso per curare le bici ed uno all’arrivo.    Per le lucciole come da tradizione 2 o 3 persone a Pregasina per far pescare le biglie e fermare i tempi.   Per la faticaccia del velo normale uomo all’arrivo e magari uno psicologo lungo la salita per scoraggiare ritiri ed altre sconsiderate azioni.    Per il gran finale invece vedremo, sicuramente vista la posta in palio ci dovremo affidare a forze speciali schierate davanti al laghetto :-) , ma c’è tempo .    Già sin d’ora, visionando le date delle prove potrete magari già farvi avanti dando la vostra disponibilità, in particolare per quella del 2/07 delle biglie.  Grazie e arrivederci presto nella pazza carovana del Tour de pance !

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MISTERI D’ACQUA DOLCE

Misteri d’acqua dolce

Le mattine d’inverno a Biacesa si sa sono molto crude, specialmente in riva al torrente Ponale, dove l’umidità  pare entrarti nelle ossa per rimanerti a lungo  addosso. Ma é  proprio a quell’ora  presto del mattino che l’ingegnere poteva sperimentare  in libertà  il suo nuovo giocattolo, nascosto da occhi indiscreti che potessero scoprire il suo folle piano.            Si era accordato col padrone della troticoltura per l’affitto di una vasca in disuso prorpio in fondo alla valletta, dove lui diceva di provare un nuovo mangime biologico .   Con la vasca aveva anche affittato una trentina di esemplari di trota giovane, e dalle sei del mattino sino alle otto rimaneva da solo tra le nebbie gelide sul fiume.     Non ne aveva  parlato con nessuno, il suo progetto si avviava al termine, era soddisfatto, un occhio grande come una pallina da ping pong lo guardava fisso, e lui a sua volta gli strizzava il suo, la complicità tra i due sembrava irreale, l’ingegnere  lancio’ al pesce una generosa manciata di mangime.     Di biologico  quel mangime  possedeva solo forse il sacchetto di plastica che lo conteneva, i simpatici granelli viola a forma piramidali potevano trarre in inganno, se un uomo avesse ingerito quella cosa  probabilmente sarebbe imploso in meno di un minuto, invece nei pesci sembrava averne l’effetto desiderato.        Una mattina dei primi di marzo l’ingegnere arrivo’ un po’ più tardi, non aveva chiuso occhio quella notte, un particolare lo turbava,  negli ultimi giorni la sua creatura aveva manifestato chiari segni di cannibalismo verso i suoi simili, infatti quando arrivo’, la trota, se cosi’  si poteva ancora dire, se ne stava in un angolo  a digerire gli altri inquilini della vasca.     “Siii’ !” esclamo’  la mattina seguente, quando  la super-trota, battezzata da lui ” T 69″, (nome  che assomigliava piu’ ad un sommergibile che ad un pesce ) rispose al suo comando azionato da un richiamo ad ultrasuoni emesso dal suo cellulare modificato, il pesce sembrava rispondere quasi guidato come una di quelle barchette a batteria con le quali giocano i bambini al parco.      Inoltre le sue dimensioni aumentavano ogni giorno di piu’, il mangime da lui brevettato, non solo ne aumentava il peso, ma ne allungava considerevolmente la vita,  T 69 non era un pesce qualunque.   Aveva sempre odiato pescare; almeno sino a quel momento, in quell’occasione sarebbe stato un gioco da ragazzi, con una perdita di tempo ridotta al minimo, in fondo per vincere il tour qualche sacrificio bisognava farlo; e lui avrebbe fatto di tutto; gli altri avrebbero dovuto inchinarsi; come aveva dovuto fare lui quasi sempre quando si doveva arrivare al traguardo di una tappa in salita.    T 69 era addestrata gia’ bene, ci sarebbero stati ancora diversi mesi per arrivare al top; in settembre anche le sue dimensioni sarebbero state ineguagliabili tra la sua specie.     Il giorno prima della prova gli avrebbe dato la sua ultima destinazione; Bagatol, li’ avrebbe atteso nascosta tra le rocce il suo creatore, e quando la avrebbe chiamata, lei si sarebbe presentata solo alla sua canna, solo a lui.       10 giorni dopo, alla cena di presentazione del tour c’erano quasi tutti, le facce erano rilassate dopo il lungo inverno, cio’ nonostante un nutrito gruppetto di persone appariva tirato, si tenevano in forma, tra di essi spuntava anche gente con cappellino da pesca in testa, addirittura tre di loro indossavano anche un gillet professionale da pesca.     Dopo un po’ finalmente qualcuno chiese come mai l’ingeniere non si fosse presentato quella sera, lui non mancava quasi mai a quei avvenimenti.    Il proprietario della troticoltura si stupi’ non poco nel non vedere l’ingeniere a quell’ora; alle sette e mezza di solito era ancor li’ sulla vasca in piena attivita’, si avvicino’ quindi verso la vasca prima della cascatella, vide con stupore che era vuota e senz’acqua; l’argine inferiore di cemento era squarciato, poco piu’ a valle intravide due scarpe di pelle, un paio di occhiali sporchi di fango e sangue, e quasi dappertutto una scia di granelli viola a forma di piramide.   Le dicerie di strani avvistamenti; con improbabili esseri giganti in fondo al lago di garda sono sempre esistite; sin dai tempi remoti, e c’e’ da giurarsi non saranno le ultime.


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2014 “SOTTO IL SEGNO DEI PESCI”

Sembrava tutto finito, l’incertezza riguardo il proseguo dell’avventura, regnava padrona durante tutto il periodo autunnale, poi forse anche grazie al fatto che quest’anno l’inverno si è travestito d’autunno con carichi di piogge eccezionali, ecco che a qualcuno è venuto in mente di sfruttare queste mutazioni climatiche.  E fu così che proprio in una serata di pioggia, dove tutti si lamentavano del tempo, esattamente come molti anni fa quando ci si lamentava qualunque fosse il meteo, ecco l’illuminazione, o meglio una delle ultime scintille che il cervello ormai annacquato dei nostri eroi producevano, si tradusse in una delle più folli promesse per l’estate a venire, il TDP vive ancora !!

” SOTTO IL SEGNO DEI PESCI “


  1. CACCIA AL TESORO Torna per far divertire la simpatica prova a squadre, la lucidità è importante quasi più della pedalata.

  2. LA CRONO DEL SARCA Prova contro il tempo da fare d’un fiato, partenza dalle sarche con arrivo a pergolese, valida per la “soccia’l card”.

  3. ALBA AL LAGHETTO Riecco la classica di tenno ma stavolta alle prime luci del giorno, colazione e bagnetto rigenerante alla fine, clima permettendo.

  4. DUATHLON SOPRA IL GARDA Inedita frazione da intraprendere in bici e a piedi con arrivo a s. barbara, al temine sorteggio dei tempi a squadre come a pregasina, spacca gambe..

  5. IL TEMPO DELLE BIGLIE Ritorna una delle più divertenti manifestazioni fuori dalla sella, in ginocchio sulla sabbia divertendosi come bambini e più, con le biglie dei ciclisti, buffet e gavettoni…

  6. LE LUCCIOLE DELLA PONALE Non servono le parole per descrivere questa tappa, solo chi non l’ha provata può rammaricarsi. magie della notte in bicicletta. Rischiatutto e pesce pallina decidono la frazione.

  7. IL CORNO DELLA FATICA Inedita “cima Coppi” sul monte velo, ma questa volta fuori strada sul sentiero del corno, inutile qui portarsi il costume da bagno…

  8. IL VERDETTO DEL PESCE Saranno le gambe, il sedere o un pesce a decidere questo tour de pance ?  Lo sapremo molto probabilmente solo dopo questa folle tappa, prima in mtb a Bagatol, poi con una canna da pesca in mano….

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CINGHIALI A TAVOLA

Giovedì sera sarà grande festa, forse mentre addenterete il cosciotto di maiale le gambe vi verranno meno, proprio come sulle grande salite che avrete affrontato, ma questa volta sarà per il piacere.  Non sarà la sola prelibatezza ad allietare la serata, il menu che ci sarà servito lo potrete leggere qui sotto, degno di una vera cena finale di tour de pance, e su questo i gestori del hotel Virgilio sono maestri, provare per credere.   Sarà poi la sera dei verdetti, un bambino decreterà il vincitore finale di quest’anno, lo farà con un gesto semplice, meno semplice sarà stato il lavoro dei nostri contabili, che hanno preparato le proiezioni per ogni tappa ribaltata, ma sono da tempo abituati alle stramberie che il patron gli riserva in ogni edizione col fine di rivoluzionare i verdetti della strada.   Poi ci sarà l’elezione del personaggio dell’anno, purtroppo l’anno scorso non fu assegnata per problemi di tempo, questa volta dovrebbe andare il porto la “fumata bianca”,  anche perchè il personaggio che vincerà avrà una missione importante da svolgere….  E adesso leggete il menu, IL PREZZO E’ DI 25 EURO A PERSONA INCLUSO DI BEVANDE E CAFFE’ ,la cena sarà servita alle ore 20, ma prima verrà servito l’aperitivo, quindi venite prima.

APERITIVO
CARNE SALADA CRUDA AL PROFUMO DI TARTUFO
PAPPARDELLE AI FUNGHI PORCINI
COSCIOTTO DI MAIALE “TOUR DE PANCE”
CONTORNI DI STAGIONE
SORBETTO AL MOSCATO

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