“COYOTI SI NASCE”

” COYOTI SI NASCE “

“Azz… maledetto struzzo!” era più di un ora che smanettavo con la consolle di quel video gioco, avevo provato centinaia di combinazioni, ma finivo sempre nel baratro, almeno mi rilassavo e forse sarei riuscito a dormire, dormire vuol dire anche sognare e questo mi inquietava un po’, i miei sogni erano sempre quelli, o la miseria del peggior clochard, o il volo del coyote, senza ali. Era passato quasi un anno da quella volta, ogni tanto aprivo l’armadio e rivedevo quel vestito che usavo nelle ultime contrattazioni, se facevi il broker dovevi avere una serie di cose, dispositivi di ogni tipo ma sopratutto abiti consoni al luogo, anche se a volte si vedevano personaggi con infradito, ma quelli erano gli intoccabili…    Telefonai ad un vecchio amico, anche lui ridotto ad accettare impieghi saltuari tipo progettoni ambientali, il capitano, così veniva chiamato nei tempi d’oro, ora viveva in una casa mai terminata, da quel maledetto crack in borsa anche lui doveva centellinare il denaro, viveva al terzo piano, l’unico agibile, di sotto mancavano finestre e i pavimenti non erano finiti ma andava benissimo per quei derelitti che ospitava, una azione buona la sua, nonostante cheproprio loro quattro fossero stati i principali artefici  del suo tracollo, ma la pietà supera ogni incomprensione.   ” Cosa vuoi, non ho soldi ora..senti il Verdurer! ” ma gli dissi che non avevo chiamato per quel motivo, forse era l’unica volta, in questo caso c’era in ballo qualcosa di più.   ” Senti, vengo da in un ora “  ci fu un mugulio, poi ” Si..va bene, ma porta da mangiare che quelli di sotto protestano “   Quando arrivai sotto casa sua era verso l’imbrunire, dopo aver attraversato un androne pieno di foglie portate dal vento, salì lentamente delle scale prive di ringhiera, v’erano resti di cibaria e mozziconi di sigarette e un brutto odore….  Sentì qualcosa che mi afferrava i pantaloni, pensai di essermi impigliato nei numerosi tondini di ferro che sporgevano qua e là pericolosamente, ma mi resi conto subito della situazione quando il Sacks e il Cannibal mi immobilizzarono a terra, la luce fioca che penetrava non gli aveva permesso di riconoscermi.  ” Giù le mani sciagurati! sono io Enriquez, guardate quà cosa vi ha portato lo zio oggi..”  Pantuna e Grisù si lanciarono sul pollo allo spiedo incartocciato, mentre Cannibal si riempì la bocca col cartoccio di patate fritte, Sacks ormai indebolito dagli stenti arrivò tardi, e si accontentò delle bustine di ketchup, li guardai, erano quasi irriconoscibili, vestiti ancora con quell’abito da broker ormai a brandelli, non provava più rancore verso di loro.  Il capitano mi aprì la porta e svogliatamente mi indicò una sedia, ” E allora ? cosa sei venuto a dirmi..”   Capivo che per riavere la sua fiducia avrei dovuto proporgli qualcosa di meglio del solito furto in villa dei nobili della zona, lui era un passionale come me, dovevo far leva sulla sua voglia di vendetta.   ” Ti ricordi di questo? “  me lo strappò dalle mani, era il suo notebook, quello che usava per le sue contrattazioni, era diventata una sua appendice, sino a quel maledetto giorno, quando lo scagliò violentemente verso i monitor della sala, non arrivò mai a destinazione, qualcuno lo raccolse prima che toccò il suolo, lì dentro v’erano informazioni che poi avrebbero fatto la fortuna di qualcun altro…   Era lì beato vestito ancora in doppio petto coi piedi su una scrivania presidenziale adornata da uno struzzo in oro bianco, che apparteneva al suo vecchio collega Taeng mo anche lui fallito, ora viveva d’espedienti nel nord della thailandia.   Il mago amava guardarsi almeno due volte al giorno una vecchia pellicola, si chiamava : “Una poltrona per due”, si sbellicava dalle risate ogni volta per la scena finale, gli ricordava tremendamente il suo blitz in borsa, lui da quella volta diventò ricco sfondato, altri suoi colleghi sprofondarono in vite grame di stenti.   ” Ha ha ha stupidi idioti ! ” Sguaitò all’indirizzo di quei poveri due malcapitati che avevano provato ad introdursi all’interno del recinto del parco, due rottweiler piuttosto feroci li mordevano i polpacci mentre cercavano di fuggire, uno di questi, un certo Panzstrong lancio dall’alto del recinto una decina di braciole finte in cartongesso, ma i cani erano abituati a morbidi filetti di natica….   La fortezza, come la chiamava lui, sembrava inespugnabile, in effetti tra le centinaia di telecamere poste in ogni angolo e belve in cattività messe nel parco, l’idea di entrarci dentro senza bombe a mano o un esercito sembrava un suicidio.   Dopo aver bevuto un po’ di vino rivelai la mia idea al capitano, ma prima gli dissi di ridarmi il notebook, dal piano di sotto intanto provenivano altre richieste di cibo, il capitano si scusò e andò da loro, sentì dei colpi, quando tornò da me odorava di polvere da sparo e si strinse le spalle.   Si sedette sulla poltrona davanti a me ma non posò l’arma, mi schiarì la voce ” Ehm…potresti anche mettere giù quel giocattolino, siamo tra amici…”, si stappò una birra col calcio della pistola  ” No, sai sono un po’..come dire..paranoico in questi ultimi tempi, forza vuta il sacco! “    Riusciì in qualche modo a spiegargli il mio piano, non abbassò il revolver sino a che gli feci vedere il contenuto di quel notebook, da quel momento cambiò anche il suo atteggiamento,  ” Dove l’hai trovato? “, gli dissi che se Maometto non andava alla montagna, la montagna sarebbe andata da lui, in pratica quando il capitano lanciò per la rabbia il suo dispositivo dopo la disfatta di quella contrattazione, il Sacks lo aveva afferrato, nella ressa nessuno si accorse dello scambio di informazioni tra di lui e il mago, quest’ultimo grazie ad alcuni dati importanti sul mercato della vendita degli struzzi, fece il classico colpo gobbo, le promesse di grasse provigioni fatte al Sacks e ai suoi colleghi non furono mai mantenute e finirono nella miseria più nera.   Solo che quei dati preannunciavano vendite colossale nei mercati mondiali con una scadenza annuale, in pratica andavano confermati da lì a una settimana, tutto andare come previsto, bastava solo reinserire codici che solo 2 dispositivi avevano, uno di questi era quello che avevo nelle mani in quel momento.   ” E’ impossibile che tu sia entrato nella fortezza, come hai fatto a riprenderlo ? “, mi fissò incredulo con l’aria di quello che si aspetta un altra malefatta, in effetti dentro di me non ero più tanto sicuro della riuscita ma non potevo certo farglielo sospettare, mi avrebbe sparato senza pensarci su neanche un momento.   ” Vedi…quello che hai freddato poco fa sulle scale si era pentito dopo quello che aveva fatto, un giorno in cambio di una bella bistecca che gli avevo portato ha accettato di fare una missione suicida in casa del mago..”  ” Non posso crederci, come ha fatto ad entrare là dentro ? “  ” Semplice, sai che il Verdurer ogni venerdì mattina all’alba gli porta i frutti della passione provenienti esclusimavente per lui dalla Colombia ?, Bene, una notte il Sacks con l’aiuto di Cannibal si è nascosto all’interno del furgone, sotto i frutti, ed è riuscito una volta all’interno del magazzino ad introdursi in casa del mago mentre dormiva e gli ha sottratto il notebook, è poi scappato col camion dell’immondizia mimetizzandosi senza problemi, il mago se n’è accorto il giorno dopo quando si lamentò col Verdurer perchè del’ultimo carico c’erano solo bucce, si era mangiato tutti i frutti della passione lungo il viaggio ! “  ” Geniale, ma adesso cosa vuoi fare ? “  Cominciai a comporre il numero di telefono, il capitano mi fissava stralunato e cominciò a ricaricare l’arma.. ” Pronto, amico mio, quanto tempo ! “  Il mago era già tutto pronto per presentarsi all’annuale riunione della Bip-Bip corporation, dove si decideva il bilancio per l’anno a venire, un momento molto importante al quale lui doveva portare certezze concrete.   “  Ma…questo è il mio numero..chi è ? “  trattenei una risata,  ” Sono Enriquez, come ti va la vitaccia ? “  ” Maledetto ! allora sei stato tu a rubarmi il notebook ! “  ” Non proprio amico mio, diciamo che è stato un uccello tropicale a cui piace molto la frutta..ha ha ha “, ci fu un momento di silenzio seguito da un rumore di vetri rotti, aveva lanciato la boccetta di profumo contro un quadro raffigurante un vecchio podio in cui vinse una gara chiamata Tour de pance.  ” Stupido idiota, credi di fare il furbo con me, lo sai che in poco tempo posso lanciarti addosso il mio esercito ? “  Il suo esercito era composto da vecchie glorie del tour assoldati, per meglio dire obbligati a prestare servizi sporchi per lui, tra le sue file figurava anche un certo Walter l’ombroso, killer spietato dallo scatto bruciante.   ” Se vuoi riavere il gingillo dovrai darmi qualcosina in cambio, altrimenti lo sai…gli affari andranno molto male,…sai quella pellicola che ami tanto come va a finire vero ? “   Interruppe la comunicazione, ma sapevo che avremmo avuto presto un altro contatto, il capitano ora era decisamente più attento e forse in quel momento gli passò per la mente un leggero pentimento per aver freddato la ciurma di sotto.   La storia non finì prorpio come in quel film, non ci furono i buoni che beffarono i cattivi, diciamo che finirono tutti in galera a far compagnia ai vari Ciucciarode, Tribula ecc.. con l’accusa di truffa aggravata all’economia, i dati inseriti per approvare il bilancio sul mercato degli struzzi nel notebook erano stati manomessi, o forse erano semplicemente i numeri che il Sacks si era giocato al lotto con gli ultimi spiccioli rimasti….  “ Mi hanno lasciato la libertà di avere questo maledetto videogioco in cella, sono stufo di fare il coyote, allora solo prima di dormire lo tiro fuori, quando il secondino è passato a controllare se tutti dormono, il capitano è già nel mondo dei sogni, allora alzo il materasso è venuto il momento dell’adorazione,…è stupendo !   Oro bianco massiccio, lo struzzo di Taeng mo che avevo barattato col notebook del mago era mio, dovevo solo aspettare di scontare la mia pena……

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“IL RISCHIO E’ IL MIO MESTIERE”

Come nei migliori film gialli, l’assassino si scopre solo nel finale, spesso  si viene traviati da falsi indizi per poi doversi ricredere, oppure alle volte si pensa che sia troppo facile e si abbandona la pista più semplice, il finale del TDP non sarà da meno e cercherà di tenere col fiato sospeso più di un pretendente per la vittoria finale.  La caccia al tesoro a squadre prevista per il 26 settembre sarà caratterizzata dal normale ordine d’arrivo con relativi punti in palio, ma soprattutto col botto finale, tutte le squadre formate da 3 persone dovranno arrivare al traguardo con una scatola che troveranno sul loro tragitto, solo in una di queste vi sarà l’agoniato struzzo bip- bip che farà lievitare di ulteriori 300 punti a testa il bottino di ogni componente della squadra, molto probabilmente potrà essere la chiave per vincere questo tour de pance.   Ma attenzione, non è finita qui ! All’arrivo, quando tutti saranno arrivati con le loro scatolette naturalmente sigillate, un personaggio chiamato : “L’imboni-tour” darà il via ad una vera e propria asta per le scatole chiuse, in pratica ogni squadra potrà vendere o comprare ( per mettere d’accordo la squadra ci vuole la maggioranza, cioè 2 componenti contro uno ) da un altra squadra la scatola, pagando in termini di punti ( mercato libero, ma non si potrà superare la quota di punti dell’arrivo) , il tutto senza sapere se l’acquisto o la vendita saranno vincenti, ma renderà incandescente il finale, ci saranno 10 minuti di mercato dopodiché si scopriranno le carte, si apriranno le scatole e allora si vedrà se il furbo willy avrà la meglio del morigerato bip bip…

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LA CAPANNA DEL TDP

Il “Miraggi dei grassi” con abbuffata finale dal mitico Charly, andò in scena la prima volta nel 2005, un tour de pance che relegava i fuori categoria come Cannibal ( vincitore di tappa quella volta ) in una classifica a parte, il ciclone Kontrowicz infatti piazzandosi secondo strappò di dosso al Bicio el trattor la maglia gialla, quest’ultimo si arrese prima del famigerato muro di s. martino, era molto caldo, si registrarono i 40 gradi in quel giorno alle 3 del pomeriggio e molti schiattarono miseramente.    Se guardiamo le pure statistiche, chi vinse la tappa a malga grassi poi vinse il tour, tranne uno, quello che ora molti additano come il predestinato re dei prossimi TDP, per ora il nostro caro Ciucciarodelle resta il willy coyote del momento, ma si sa, prima o poi la ruota girerà.    Ma a parte questi squisiti aneddoti, la tappa di malga grassi resta una delle più belle e difficili prove da interpretare, un percorso con diverse facce, lo spauracchio di s.martino a volte trae in inganno, ma di sicuro è l’osso più duro con la pendenza che se hai osato troppo prima ti lascia a piedi, insomma una signora “cima Coppi” del TDP.     Insomma, dopo il 2005,ci furono ancora ben quattro volte alla malga grassi, di chi sarà la sesta?….:-)    Ci sarà di sicura una partenza anticipata alle ore 18, sia per la fascia “pro-tetta” che per chiunque voglia prendersela comoda , ovviamente si prenderanno i tempi, un ora dopo gli altri, poi a seguire la cena insostituibile con le leccornie del Charly e la sua polenta, aiutateci sin d’ora a prenotarvi qui sul sito per facilitarci , non mancate, sarà una delle poche occasioni per stare assieme in un ambiente perfetto per il nostro tour de pance, struzzi e coyoti assieme prima dello scontro finale….

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“IL CASTELLO DI LAS SFIGAS”

” Te li ridarò presto, credimi ! ” ma il Ruga stretto nel suo doppio petto firmato Valentino sapeva che non avrebbe più visto neanche un centesimo, si avvicinò alla cassa e comprò ancora una centinaia di scintillanti fiches, poca cosa per lui abituato a ben altri lussi, oro colato per Enriquez che però li avrebbe dilapidate in breve tempo vista l’alone di sfiga che lo accompagnava da tempo sui tavoli dei casinò.    “Maledizione noo !” ancora una volta i dadi gli diedero picche, come un nobile decaduto cercava di nascondere poi il disappunto quando finì il cospicuo tesoretto, fece un sorriso a denti stretti cercando con gli occhi la figura del Ruga, ma invano, quest’ultimo si era già dileguato in compagnia di una splendida signora che lo attorniava da tempo, potenza dei dadi, per Enriquez abituato una volta a fare bagni in piscine di lusso durante i party che contano, finire nella vasca dei pesci spazzini del casinò era una cosa terribile, si scuoteva come un anguilla , ma i buttafuori lo avvinghiavano senza pietà, li riconobbe, erano 2 vecchie conoscenze del tour passati a una vita più sicura, il mago e Panzstrong non avevano rispetto per quello che prima li aveva resi celebri.  Enriquez giurò vendetta, prima o poi li avrebbe ritrovati sulla strada, sapeva dove e quando si allenavano, ma non aveva fretta, non poteva averne, squattrinato com’era, figuriamoci se poteva permettersi il lusso di noleggiare un auto.  Ruga diventato uno dei più potenti magnati di Las sfigas, è sempre stato riconoscente al suo vecchio patron del tour, grazie ai suoi giochetti come il “rischiatutto” e poi con quello dei dadi, aveva seminato in lui l’idea grandiosa di costruire una specie di cattedrale nel deserto, prorpio come las vegas decine di anni prima nel Nevada, un posto di perdizione dove pochi riuscivano a salvarsi, questo posto posto Ruga lo creò nel mezzo delle Marocche, signorotti del lomaso e di Campiglio erano di casa ormai, lasciavano ogni settimana decine di migliaia di euroni e con essi anche debiti, con uno di questi malcapitati Ruga si fece un castello.   Una sera invitò a cena Enriquez e l’ex magnate di “Willye for one day” ridotto alla miseria,ovvero il Cecido per una riconciliazione, il Ruga nonostante il successo non dimenticava le vecchie amicizie, e quella sera nel suo nuovo castello aveva fatto preparare un banchetto luculliano a base di carne di struzzo.   L’entrata dello sfarzoso castello era disseminata di dadi tagliati dall’onice ricercato, palline numerate in madrepirla, il prato che attorniava l’abitazione raffigurava un enorme tavolo da gioco.    Ruga accolse i suoi ospiti in un salone alquanto singolare, ai lati v’erano centinaia di cactus agave messicane, mobili in roccia rossa si stringevano come canyon in miniatura formando un corridoi immaginario che conduceva al tavolone imbandito di leccornie, Ruga sorrise al loro arrivo in una vestalia di raso con il numero 69 cucito in oro bianco, “Prego amici, sedetevi pure”, Enriquez e il Cecido non credettero ai loro occhi, i camerieri che salutavano con un inchino non erano altri che Panzstrong, il Mago ed altri ancora del tour che Ruga aveva raccolto per strada, Enriquez arraffò subito un calice di champagne dal vassoio del Mago salendogli sui piedi, l’altro non fece una piega.     Cecido si scusò a fatica per il brutto scherzo tirato ad Enriquez sulla carrucola del parco, ma probabilmente l’avrebbe rifatto una seconda volta, Enriquez accettò le scuse ricordandogli ancora una volta della famosa tappa sul pavè, Cecido nascose la rabbia dando un buffetto, Ruga come un perfetto padrino porse loro il brindisi della pace e ben presto i tre si tuffarono a capofitto sullo splendido arrosto di struzzo preparato dalla chef Patria, specializzata in arrosti su siepe.    Ora grazie alla magnanimità del Ruga, anche loro due facevano parte dello staff nel castello, Enriquez curava la piscina, il secondo sistemava il pavè d’entrata, un ciotolato pregiato fatto arrivare apposta dalla foresta di asemberg.    Il conte Ruga aveva creato così il suo abitat naturale, nonostante avesse avuto dodici pargoli, gli mancava da sempre quella compagnia, e anche se spesso si litigava come bambini per cose futili, se mancava qualcuno si sentiva, dopo che anche l’ultimo dei disperati del tour arrivò da lui, la caccia al tesoro più bella per il Ruga ebbe fine, il cerchio era chiuso.

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“WILLYE FOR ONE DAY !”

Non salutava più gli amici, quelli che contavano poco, era cambiato a tal punto che  pochi lo riconoscevano, lo vedevano spesso alla televisione accompagnato da sua moglie vestita con addosso piume di struzzo, lui si concedeva volentieri ai paparazzi, ma a quelli che gli chiedevano della vita precedente voltava subito loro le spalle, prima di quella vittoria di tappa al tour sembrava non esistere la terra per lui.   Il parco dei divertimenti nel canyon del sarca da lui fortemente voluto ebbe subito un successone, decine di struzzi beep beep erano stati liberati nel giro di due kilometri quadrati, quelli che volevano catturarli si potevano cimentare in svariati modi, l’espediente più usato era quello con la carrucola, i temerari che si lanciavano non dovevano però soffrire di vertigini, l’altezza dalla quale dovevano fiondarsi era considerevole, con molta fortuna si poteva prendere al volo uno struzzo  ma finora era capitato solo ad una persona, una specie di controfigura per super eroi che avvezzo a situazioni estreme.    Diversamente finiva a certi personaggi che Al Cecido ( così si faceva chiamare negli ultimi anni ) non andavano a pennello, in primis allo sventurato Enriquez che si vide non si sa come abbandonare dalle cinghie di frenaggio super sicure, attenrrando come nelle migliori puntate del cartone animato, fu quello un doppio successo, in un colpo solo aveva stesso un suo vecchio rivale, e allo stesso tempo da quella volta gli incassi per le entrate furono decuplicati.   Negli ultimi periodi tra la gente del tour regnava la diffidenza, sarebbero voluti andare anche loro a visitare il parco ” Willye for one day ” , ma sapevano di correr rischi troppo alti, e allora si accontentavano di sbirciare da lontano, magari sulla collina a precipizio sul fiume, con la bava alla bocca aspettavano qualche imprevisto, niente di trascendentale, magari una piccola esplosione della piccola dinamite che i concorrenti dovevano cavalcare per prendere il beep, una prova normalmente priva di rischi dove la persona veniva fiondata  su binari che correvano lungo il canyon,ma chissà…alle volte qualcosa si inceppa.    La mattina di un ferragosto assolato e polveroso, ideale per il pienone dell’anno, la gente che aspettava in coda per entrare da alcune ore, sudati e ricoperti di polvere, non si preoccupava più di tanto, in fondo cosa vuoi che sia, ridursi a profughi  che chiedevano elemosina pur di entrare,valeva certo il prezzo di una mattina a “Willye for one day” !   Si calcolava che ci fossero almeno mezzo migliaio di persone assiepate all’entrata della gola, un servizio d’ordine privato assoldato da lui cercava di tenerli a bada, a volte anche con maniere convincenti, manganelli di gomma venivano usati regolarmente, e dopo magari servivano loro bibite ghiacciate per rincuorarli per l’attesa, qualcuno tentava di ritornarsene a casa ma si ritrovava la macchina in panne per strane coincidenze.    Nel momento in cui le guardie del parco erano più impegnate a far rispettare la coda, ci fu uno sfondamento nell’ala più a sud, verso la collina dei guardoni, si riconobbe subito la melodia intonata da quegli scaltri invasori vestiti da messicani, il tormentone di trombe laceranti suonate in una notte delle lucciole, il clan dei “Ciuccia”, nel giro di brevissimo tempo liberarono il passaggio che delimitava la collina dei guardoni del TDP e in men che non si dica arrivarono tutti giù da loro, sembrava l’assalto a forte apache.    Vedere che tutti questi personaggi si lanciavano a capofitto nella gola faceva impressione, chi con una mega fionda, chi con la carrucola, e altri con la dinamite, tutti avevano solo un obbiettivo, quello di prendere uno struzzo, quando non ci furono più beep beep da catturare, tornarono su, uno di loro si imbattè in un troglodita sorpreso che viveva su un cespuglio a precipizio sullo strapiombo, lo riconobbe a stento, l’Enriquez barbuto e ricurvo accettò di ritornare a monte, tutti insieme si presentarono all’entrata, consapevoli che ritirando il premio in denaro ( Al Cecido aveva messo in palio 10.000 euro a chi avesse catturato un esemplare ) di ogni struzzo preso sarebbero diventati ricchi.   Ma i cassieri erano spariti, solo l’anarchia regnava, sciacallaggi e fuggi fuggi generale, poco più in là c’era lui, che si ergeva dignotasamente anche di fronte alla disfatta come un capitano che non abbandona la sua nave, non mostrava nessuna emozione, solo dopo aver riconosciuto quel coyote con disegnato sul petto il numero uno si commosse, gli lo avevano riportato su, si nasconeva nella gola con la paura di esser preso in giro dagli struzzi, ora era libero, tornato dal suo padrone, non importava più la gloria e il denaro, si erano ritrovati, il resto non contava, anche Enriquez sorrise con gli ultimi denti rimasti.

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“L’INGANNO DI GESSO” atto sesto

Dopo esser stato a capo del Tour de pance per due anni, autoproclamandosi presidente tramite votazione assistita, l’ex dottor Premuri, radiato dall’albo proprio due anni prima a causa dell’ennesima liposuzione finita sparpagliata sul soffitto della sala operatoria, aveva messo in atto uno dei suoi oscuri piani per eliminare i suoi più diretti avversari per la conquista del tour.       Guidava l’automobile poche volte all’anno, a seconda di quando gli ridavano la patente, le finestre temporali gli bastavano solo per azzoppare quelli giusti, facilmente individuabili per l’inconfondibile divisa, sistematicamente poi si scusava mettendo loro in mano qualche bigliettone e offrendo loro eventuali cure da buon dottore, poi inspiegabilmente i malcapitati non ricordavano più nulla dell’accaduto, ma non sempre andava come previsto e qualcuno andava fino in fondo, ma l’aveva messo in conto, nei tempi morti senza auto usava altri metodi.   Intanto il tour cominciava, si poteva notare subito che il numero dei partecipanti era a dir poco dimezzato, ma lui dava colpa al meteo che negli ultimi tempi faceva i capricci, il presidente precedente non l’avrebbe mai detto, ma poco importa, adesso lui non dava più fastidio, faceva parte dei ruderi romani trovati negli scavi nei pressi della rotonda da lui preferita, lì si era già sbarazzato di altri personaggi, bastava accompagnarli stringendo un po la curva, poi si finiva nel posto nobile di sotto abitato molti secoli prima dagli antenati che vivevano in busa…     Qualcuno si chiese come mai tutte quelle coincidenze, poteva succedere che qualche ciclista finisse urtato o fuori strada a causa di qualche incurante automobilista, ma come mai sempre lì, e sopratutto perchè sempre quelli del tour?    Le cronache locali si sprecavano con fantomatici killer pagati da qualcuno per far fuori i vari papabili vincitori, ma era tutto “fatto in casa”, e il dottor Premuri minimizzava sempre in conferenza stampa, ” ah.. erano distratti, spesso i miei chissà cosa pensano, mah..”, però la gente ormai era allarmata, aspettavano solo il nome del prossimo, era solo questione di tempo.      Arrivò la tappa dell’alba, in passato tradizionalmente il dottore faceva di tutto per aggiudicarsela, a maggior ragione ora che era presidente non potava farsela sfuggire, aveva solo da guardarsi le spalle da un terzetto di concorrenti, li chiamavano i “Dalton”, non per la loro sequenza in scala, ma forse per le loro “marachelle”, in realtà erano dei gran bravi guastatori in corsa, lavoravano in gruppo, ma sempre senza dare nell’occhio, di disponevano in formazione chiamata “a ventaglio”, e se ci finivi dentro erano guai, questi andavano sicuramente lasciati subito dietro se non voleva trovarseli tra i piedi.      Levati quelli, gli altri big si trovavano più o meno impossibilitati a partecipare quel giorno, chi infermo, chi rimbambito, addirittura uno dei favoriti, il Mago, lo avevano incastrato incolpandolo di un fatto non chiaro, il tutto pagando degli informatori malandrini.    Quando lui stesso diede il via all’altezza della prima galleria, il sole faceva già capolino tra i tornanti della strada sul lago, magnifico, il posto giusto per incoronare un altro successo, tutto filava liscio, si trovavva già al comando da solo con uno scatto mentre gridava il via, alla seconda galleria aveva già un discreto margine sugli inseguitori, si concese il lusso di sorseggiare un po’ di succo d’arancia ammirando il panorama di sotto, non si accorse però di quella sagoma tra i cespugli, qualzo se lo trovò di fronte ebbe solo il tempo di ammirare i suoi baffoni, poi la notte ritornò solo per lui.     Quando si risvegliò, si domandò come mai le carceri di oggi fossero ancora così malmesse, ci volle un po’ di tempo per rendersi conto che si trovava in una di quelle celle austro ungariche tra le rocce della Rocchetta, ai lati qualcuno gli aveva gettato un quotidiano accartocciato, lo aprì inghiottendo l’ennesimo rospo, vide tre personaggi con le mani alzate in segno di vittoria ai lati della chiesetta dell’abitato di Pregasina, sputò per terra, questa volta si era fatto fregare, vide un fantoccio di cartongesso in fondo alla cella, aveva una barbetta strana….

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LA “GRAMMO MANIA”

” Ding”, non più il trillare della sveglia, ma l’oramai ennesimo inconfondibile suono del dente caduto nel bicchiere di vetro, e per il Ciclone Kontrowicz  inizia una nuova giornata di “ripetute”.    Ma forse è meglio fare un passo indietro.    Da anni il Ciclone combatteva la sua battaglia personale contro la bilancia, ma quasi sempre la sua incostanza lo portava ad abbandonare i suoi ambiziosi progetti, e i suoi avversari non si preoccupavano ormai più.    Sbagliarono, perchè la determinazione del Ciclone lo portò a fare una vera e propria metamorfosi, come un baco da seta, cominciò a tessere la sua tela giorno per giorno, perdendo però di vista la realtà poco a poco.    L’obbiettivo di un ciclista è quello di tenersi in forma, col tempo magari può succedere che si voglia spingersi sempre più in là, ad esempio cominciando a pesare i materiali  cercando di alleggerirsi, successivamente controllando il proprio peso per andare sempre più veloce, il resto diventa ossessione.    Lui naturalmente pensava di essere nel giusto quando la prima volta cominciò a depilarsi sistematicamente con varie cremette al napalm, non si pose il dubbio neanche quando si levò le unghie, anzi era alquanto compiaciuto dei grammi persi.    Pesarsi un anno prima per lui voleva dire recarsi all’associazione agraria su quelle bilance molto tolleranti, ma adesso il rito del pesaggio poteva durare decine di minuti, innanzitutto prima bisognava assolutamente alleggerirsi del materiale biologico nell’intestino, un clistere di nitro glicerina era sempre gradito, digiuno da almeno sei ore e trattenere il respiro sino a vedere materializzato sul display della bilancia di precisione il numero da lui desiderato, da quello dipendeva essenzialmente l’umore della giornata che lo aspettava.  Completamente glabbro, pelato dalla testa ai piedi, sorrideva compiaciuto davanti allo specchio senza più quegli inutili denti, e si domandava se anche il suo acerrimo rivale sarebbe stato capace di tanto.  Ma l’altro, era già andato oltre, non si era fermato, la sua dieta di miglio per uccellini, unita ad una specie di mega aspirapolvere futuristico, lo aveva fatto volatilizzare già da tempo, era leggerissimo e fluttuava nell’aria come una proiezione oleografica, grammi zero finalmente !   Ogni tanto però, sentiva la mancanza di una scorpacciata di wurstel e allora tornava sulla terra non più per pedalare, ma per ritrovarsi con l’amico rivale per affrontare sfide al limite della decenza, abbuffate indicibili a ritmi infernali, allla fine uno a turno cadeva esausto al suolo,  ma trovavano sempre una scusa del tipo : ” no, è perchè oggi ero un po’ pesante… “, insomma su qualcosa dovevano pure recriminare…

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“IL CIRCO 69″

All’inizio fu il cirque du soleil, poi ne vennero altri, ma con modalità completamente diverse dal momento che le nuove normative vietavano l’impiego di animali al circo la nuova frontiera si era spostata sugli umani, non solo evoluzioni, acrobati o funamboli, quella era roba sorpassata, adesso si doveva rimpiazzare quello che facevano le bestie.  Nella ridente località lacustre era arrivato da 2 giorni il circo “69″, un numero che si addiceva visto che le varie situazioni all’interno dello spettacolo erano ribaltate, infatti all’interno del tendone gli spettatori erano animali, mentre ai numeri che erano riservati normalmente a loro c’erano gli uomini, una scelta coraggiosa che però stava già dando i primi frutti.  La novità richiamava personaggi illustri di quelli che un tempo erano attori nei cartoni animati , da Walt Disney ad Hanna e Barbera, in prima fila quella sera ce n’erano molti, gatto silvestro e la sua signora e prole, loro si divertivano a vedere le malefatte di Enriquez, poi la peppa pig e family che guardavano con occhio suggestivo il Ciucciarodelle ( forse per il lavoro che quest’ultimo svolgeva e lo legava crudelmente ai loro avi).  Sfilato ma sorridente, Matley che si spanciava nel vedere il ciclone Kontrowicz che si dannava per la medaglia ai danni del Mago G, su quelle biciclettine una volta riservate agli orsi, ora quei strani personaggi di quello che una volta era chiamato tour de pance, erano diventati i cartoni animati di adesso per una strana ironia della sorte.    “Forza! forza!” seduto sulla tribuna riservata alla sua famiglia, il proprietario del circo, un certo Willy, incitava il suo pupillo, quel Verdurer che si dannava a rincorrere il Ciucciarode, ma sbatteva tra i vari ostacoli come un birillo impazzito, la moglie di Willy, elegante sfoggiava un collo di pelliccia di struzzo e si spanciava dalle risate, il marito però non approvava, sperava che il Verdurer potesse prevalere, gli aveva fornito un piccolo motorino a scoppio per ripartire dopo le curve, il risultato era spesso esilarante con il Ciucciarode che infiammava il pubblico con le sue derapate polverose lasciando il Verdurer sul posto.   L’orso di Masha invece era a bocca aperta nel vedere qualcuno che superasse la sua abilità nel inforcare la biciclettina e sfrecciare sotto il naso del proprietario, il Capitan uncino aveva catturato l’attenzione di tutto il tendone, un autentico clone di quel Bip bip ormai invecchiato che lo incitava provocando ancor di più la stizza del signor Willy.  In fondo però era tutto guadagno, i presenti avevano superato anche la sua più fervida immaginazione, il suo spettacolo folle aveva ormai oscurato anche i migliori fratelli Dalton dei fumetti, quelli del tour si erano finalmente consacrati come le caricature di se stessi, ed erano felici.

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“UNA VITA DA COYOTE”

Erano le 17 e 25, mancavano pochi minuti alla fine del turno giornaliero, i coyote Alessio indossò la giacca a vento per proteggersi dal freddo quando doveva entrare in cella frigorifera, ma quella in cui stava per entrare non era una cella qualunque piena di prosciutti o salumi, era un angolo dismesso nel fabbricato adiacente al salumificio, lui aveva ripristinato una vecchia cella dove nascondeva un segreto prezioso.    Lo struzzo uncino era in prima fila, si distingueva solo da quel sorriso a denti stretti che aveva ancora disegnato sul volto quando rimase insacchettato, a seguire si intravedeva lo struzzo Verdurim, anche lui avvolto sottovuoto nel budello, ma non erano soli, poco più in là nella penombra c’erano altri struzzi, ma sembrava non degnarsi molto di loro, quelli costituivano una pesca di tono minore.    Soddisfatto, il coyote uscì in cortile e si avviò verso lo spogliatoio per cambiarsi e ritornare a casa per allenarsi a dovere per la prossima prova, Tenno incombeva, mancava solo una settimana e doveva essere pronto per la sfida.   Li aveva ingannati con la scusa di allenarsi assieme, il giro che proponeva loro comprendeva una sgambata sul monte velo per ridiscendere in valle passando per Nago, dopo una breve svolta a sinistra, diceva ai malcapitati di fare un fuori soglia lungo una breve galleria, li lasciava passare davanti e proprio all’uscita, la trappola che aveva teso loro scattava, venivano risucchiati dal macchinario usato per insacchettare i wurstel che lui aveva sapientemente modificato, e da lì in poi potevano solo sperare di non finire come merce in un grande supermercato.   la sua vendetta sembrava riuscita a pennello, quasi quasi si stupiva di se stesso, non doveva più sentire quel fastidioso beep beep e mangiare la loro polvere.       Per realizzare il suo progetto si era servito della preziosa collaborazione del coyote Ciaram, una vecchia volpe degli agguati, nonché un collega di lavoro che conosceva bene il modo più veloce per imbudellare i vari struzzi, un interesse comune che poteva funzionare per poi giocarsi le proprie carte sulla strada.   La notte prima della classica di Tenno l’aria era elettrica, i due per avere la giornata libera della gara si erano fatti mettere di turno la sera prima, alle 2 di notte smontavano, mancavano pochi minuti, giusto il tempo per ritrovarsi nella cella frigorifera, controllare che i loro struzzi fossero tutti al loro posto  e scambiarsi la buonanotte.   Dopo un saluto fugace, i due complici, voltarono le spalle l’uno all’altro e quasi all’unisono rallentarono i loro passi fulminati dal classico colpo di genio che colpisce i coyoti, esseri cervellotici ma anche prevedibili nelle loro performance, e spesso vanificano i loro sforzi per particolari elementari che gli sfuggono, è la loro natura.    Ed è proprio la loro natura che li rende anche poco affidabili, e anche tra di loro l’amicizia può durare lo spazio di un banchetto, Ale e Ciaram infatti non rappresentavano l’eccezione,  mentre si recavano verso i loro armadietti per cambiarsi, già avevano fatto frullare i loro cervelli per fregarsi a vicenda la piazza il giorno dopo.    Non si erano curati però dello strano stridio che proveniva da in fondo alla cella, sembrava un suono provocato da mille elastici in tensione, il budello era studiato per contenere struzzi di dimensioni normali, quello che conteneva il Ciclone Kontrowicz  era resistito sin troppo, il micidiale peso che doveva sopportare era stato fatale, il ciclone sgusciò via e piombò al suolo, solo allora capì dove si trovava, si guardò intorno e vide tutti i suoi colleghi avvolti da quella strana membrava, ci pensò però un momento prima di liberarli, si sgranò gli occhi per capire bene che non fossero magnifici prosciutti e poi passò all’azione quasi a malincuore, sperava che fossero davvero dei salumi….      E’ inutile dire cosa successe durante la tappa, diciamo solo che a poche centinaia di metri dall’arrivo, tra i vari coyoti che sgomitavano tra di loro per sopraffarsi, si insinuò un vento improvviso preceduto dal ormai consueto beep beep, quando la polvere si pose, con gli occhi crepati dallo sforzo, i coyoti increduli piegarono per l’ennesima volta le loro lunghe orecchie, ma mai domi, sappiamo che dentro le Loro teste si erano già accese altre idee….

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“IL DUBBIO AMLETICO”

Tra i cartoni animati della mia infanzia ricordo principalmente due categorie, la prima era composta da personaggi più o meno bizzarri come mister magoo, o chi come lui che passavano indenni attraverso situazioni impossibili, e una seconda che comprendeva una nutrita schiera di “sfigati” che partiva da paperino passando da gatto silvestro per arrivare infine a quello che colpì maggiormente la mia fantasia, ovvero il povero Willy coyote.    Non nutrivo particolari simpatie, lo ammetto, sia per quelli come il canarino titti ma sopratutto verso l’irriverente struzzo bip-bip, (a parer nostro dopato, ma mai colto in fragrante ) che lasciava sempre sul posto con conseguenze spesso catastrofiche il malcapitato Willy.    Qualche volta avrei voluto catapultarmi nel tellevisore a valvole in bianco e nero per aiutare il coyote, non nascondo che mi faceva incazzare da matti il fatto di saper già come andava a finire, l’illusione di un finale a sorpresa svaniva insieme alla polvere lasciata dal passaggio dello struzzo in fuga.    A quell’età non potevo fare una serena disamina a freddo sul fatto che Willy il coyote faceva parte di uno dei vari “cattivi” predestinati,  e nei cartoni animati in nessun caso potevano avere la meglio sui “buoni”.    Ricordo che tra gli michetti che frequentavo era nata l’idea di crivere una lettera di protesta agli autori del cartone con la speranza che magari ci avrebbero ascoltato, ai giorni nostri sarebbe probabilmente risultata come una intimidazione assai sconsigliata, poi pensammo che prima o poi qualcuno avrebbe scritto un finale diverso, bisognava aver pazienza.    A dire il vero esisteva ed esiste da sempre l’altra scuola di pensiero, la scuola dei più “furbi”, ma forse è meglio chiamarla dei “mordi e fuggi”, sostenitrice dei bip-bip, e probabilmente anche più numerosa, sempre pronta a salire sulla carrozza del vincitore, un po’ come quelli che cambiano la squadra del cuore a seconda dei risultati.    Spesso nella vita reale per essere vincente devi essere in grado di trasformarti per stare al passo, nel caso specifico del TDP poi, saper leggere la situazione e cambiar costume al momento giusto, a seconda dell’aria che tira potrebbe fare la differenza, ma esiste anche la via “pura”, rimanere fedeli al personaggio sia esso il bip-bip che il coyote, non c’è una formula sicura al cento per cento, vediamo in seguito dei simpatici esempi di etichettatura di personaggi del TDP che abbiamo voluto abbinare ai Willy e bip-bip, premesso che al tour de pance nessuno è rimasto mai al suo posto… :-) .

Ciucciarodelle: classico caso di bip-bip che nel momento finale diventava coyote sbagliando i tempi.

Cannibal : Decisamente in bip-bip degli anni d’oro, dal 2006 in poi si trasforma in coyote convinto

Taeng mo : bip-bip svogliato, forse in crisi di identità, avrebbe forse voluto essere un coyote.

Ciccio Graziani :  Un vero Willy che spesso ad un passo da prendere lo struzzo rovinava tutto in modo esemplare.

Ciucciarode : Fondamentalmente uno spirito da coyote, si è fatto la gavetta da diversi burroni, un anno decise di provare a fare lo struzzo, quella volta gli andò bene.

Tarci:  Un Willy moderno e convinto,che al pari del Capitan uncino e il Giampa del 2006 hanno riscritto la storia sui finali del TDP a discapito degli struzzi.

El verdurer :  Troppo allenato per essere Willy e non sufficente veloce per essere un bip-bip, caso complicatissimo.

Mago G:  Nel passato recente probabilmente il miglior bip-bip moderno, attrezzato per affrontare il miglior coyote, ora però si immedesima più in Willy.

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